IL COMITATO CENTRALE IPASVI CONTRO LA DECISIONE DELL’ORDINE DEI MEDICI DI BOLOGNA

Decisa presa di posizione del Comitato centrale della Federazione nazionale Ipasvi contro i provvedimenti disciplinari decisi dall’Ordine dei medici di Bologna, che ha contestato ai suoi iscritti “la redazione di procedure e istruzioni operative” che attribuirebbero al personale infermieristico “compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo medico”. Questo il testo approvato dal Comitato Centrale: “Non è accettabile la decisione dell’Ordine dei medici di Bologna di sospendere, in seguito a procedimento disciplinare, i medici che alla fine dello scorso anno avevano predisposto e sottoscritto secondo le indicazioni delle aziende sanitarie, della Regione e dello Stato protocolli per l’attività di assistenza e cura svolta dagli infermieri del sistema 118. La decisione non è accettabile nel merito, considerando anche, oltre le scelte programmatorie della Regione e delle aziende del tutto ignorate, che nel recente Dlgs di recepimento della direttiva europea sulle qualifiche professionali è chiaramente scritto ciò che in autonomia può fare l’infermiere in emergenza per quanto riguarda le manovre salvavita e l’eventuale somministrazione di farmaci: le competenze degli infermieri sono ormai ineludibili. Non è accettabile nel metodo perché la sospensione dei medici rappresenta un atteggiamento che non tutela i professionisti o i pazienti, ma fa esclusivamente da vetrina a coloro che tentano di tenere fermo un sistema non perché è appropriato ma perché è confacente alla loro idea di privilegi e prerogative. Intervenga immediatamente il ministero della Salute nella sua qualità di ministro vigilante per tutelare i professionisti coinvolti. Se l’obiettivo dei sistemi di emergenza-urgenza è di assicurare alla popolazione la migliore risposta possibile, la decisione dell’Ordine di Bologna la nega, mettendo a rischio la stessa salute dei pazienti: al medico spetta la diagnosi, ma il controllo delle funzioni vitali e gli interventi salvavita non possono essere esclusività dei medici, altrimenti il sistema non funzione mettendo a rischio molte vite umane. Quanto avvenuto dimostra un atteggiamento che non ha alcun fondamento e giustificazione professionale o scientifica, considerando anche le posizioni di numerose società scientifiche mediche, che in più occasioni hanno ribadito il ruolo strategico degli infermieri. Ricordiamo in primis proprio la Simeu (Società italiana di medicina di emergenza urgenza) che sostiene la posizione dei colleghi medici sospesi definendo gli infermieri ‘punto di collegamento, in riferimento con la componente medica e in base a protocolli condivisi e ufficiali possono somministrare terapie, anche farmacologiche. Gli infermieri rispondono da tempo alle ineludibili necessità di un sistema sanitario evoluto e in cambiamento. Anche per questo – conclude la nota – è necessario fermare a tutti i costi questa spirale autolesionista che sta insinuandosi nella sanità pubblica al solo scopo di affermare primazie e domini che in realtà solo pochi ormai riconoscono come tali e che stanno impedendo al sistema una crescita tanto naturale, quanto indispensabile per migliorare prestazioni, servizi e anche la stessa spesa”.